“Pensavo che la mia vita fosse una tragedia, ma adesso capisco che… è una commedia”
Joker è senz’altro uno dei lavori più attesi e più discussi di questa Venezia 76. Se già le carte messe in tavola promettevano bene, posso confermarti che il film sicuramente non ti deluderà. La storia è semplice e ormai già la saprai a memoria: siamo a Gotham City, nel 1981, e il protagonista è Arthur Fleck, un uomo che sogna di diventare un grande comico, ma che non ha successo. Per poter andare avanti è costretto così a lavorare di giorno come pagliaccio.
Che il film non sarebbe stato un classico cinecomic era già ben chiaro sia dalla presentazione del cast sia dalle prime immagini. In questo Joker il focus è la psiche del personaggio, che viene indagata a fondo, in tutte le sue mille sfaccettature. Assistiamo alla mutazione lenta ma inesorabile di Arthur Fleck, che ricorda tanto quella di Travis Bickle in Taxi Driver di Martin Scorsese, e in parte ne capiamo anche i motivi. Centrali nella narrazione sono infatti i suoi pensieri, le sue emozioni e anche la sua malattia. L’obiettivo di Tod Phillips è quello di scandagliare la mente del personaggio, entrare nella sua testa e scoprire i motivi che hanno portato alla nascita di questa nemesi, di un personaggio inquietante e psicotico come quello del Joker. Proprio questa scelta si rivela vincente, dato che non era mai stato fatto prima in modo così accurato. Il Joker di Phillips riesce, fortunatamente, a non essere né troppo didascalico né troppo superficiale e dà una visione dark, ma non troppo lontana dalla verità, della realtà. I disturbi psichiatrici di Arthur ci vengono narrati, spiegati nei dettagli: Fleck ha la sindrome della risata patologica che gli crea non pochi problemi, dato che in molte occasioni non riesce ad avere reazioni adeguate. La risata del Joker è ciò che rimane più impresso, che fa rabbrividire anche dopo giorni, ed è qui che assistiamo alla bravura magistrale di Joaquin Phoenix, che in conferenza stampa ha detto di essersi esercitato a lungo per ottenere una risata perfetta e di aver voluto fare un provino appositamente per capire se potesse andar bene o meno. Una risata disturbante, malata e decisamente poco umana, una risata che non è di gioia ma che serba dentro di sé un dolore lancinante.
Con la follia del Joker anche la violenza aumenta, una violenza che non poteva essere assente in questo lavoro: “La violenza fa parte di questo lento sviluppo del personaggio. Molte persone leggendo il titolo pensano subito che sia un film violento, ma in realtà non lo è, non come credono loro, eppure riesce a colpire di più lo spettatore. Forse perché gli abbiamo dato un taglio realistico. Questo film riesce ad essere simile a un pugno nello stomaco…” ha detto Tod Phillips durante la conferenza stampa al Lido. Alla violenza si arriva dopo continue delusioni; Arthur non riesce mai a ottenere quello che desidera di più, “portare gioia e sorrisi nel mondo”, tutti i suoi tentativi di diventare un comico puntualmente falliscono, ma nella disperazione trova una via di fuga, un’alternativa: capisce che può ottenere l’approvazione del pubblico in altri modi (mi fermo qui, non ci saranno spoiler).
Questo Joker è fin troppo realistico, anche nel rappresentare la città, che viene ritratta come un ammasso di persone annichilite, dove le strutture pubbliche sono per lo più inesistenti e vince solo il più forte, chi ha più denaro. E’ un lavoro che per tanti versi può essere considerato un atto di denuncia sociale. Questo nuovo prodotto DC è una miscela esplosiva: si rimane fedeli alla storia già nota al grande pubblico, ma lo si fa mettendo in scena un personaggio decisamente fuori dagli schemi e ambienti singolari, che affrontano temi importanti e attuali. Questo tipo di personaggio e questo nuovo stile autoriale potrebbero essere proprio ciò che serve alla DC per rimontare contro le case di produzione concorrenti (pensi la Marvel? Bene stavo pensando proprio a quella).
Già dai trailer si potevano fiutare i possibili riferimenti a Martin Scorsese, non solo per la presenza di Robert de Niro, ma anche per le somiglianze del personaggio di Arthur con il già citato Travis o con quello di Rupert, protagonista di Re per una notte; entrambi vogliono essere dei comici, anche se per motivi diametralmente opposti: il primo per un autentico interesse nel voler far ridere le persone (perché la madre gli ha detto che il suo scopo è appunto quello di portare gioia e felicità nel mondo), il secondo per fare soldi e successo. Entrambi varcano la soglia di quel che è lecito fare, anche se Arthur lo fa quasi inconsciamente, mentre Rupert sembra avere le idee chiare fin dall’inizio e sa qual è il suo obiettivo e quali posso essere i mezzi per realizzarlo.
Joker nel finale lascia uno spioncino aperto: ci sono i Wayne e i fili tra quello che sapevamo e quello che sappiamo adesso vengono ricuciti. La storia si collega a quello che già era noto sulla nascita dell’eroe di Gotham City. Se quella notte Batman nasce, Joker risorge, diventando quello che sarà il suo più acerrimo nemico.
Aggiornamento:
Alla 76 Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia Joker ha sorpreso tutti vincendo il Leone d’oro. Il film verrà distribuito nelle sale italiane dalla Warner Bros. a partire dal prossimo 3 Ottobre, mentre negli Stati Uniti uscirà il giorno successivo, il 4.