La festa del cinema bulgaro è in pieno svolgimento, l’appuntamento è nella Casa del cinema di Roma
Dopo l’apertura con Ága, l’opera di Milko Lazarov che si è fatta ampiamente notare alla Berlinale 2018, continua la festa del cinema bulgaro con il suo secondo appuntamento, sempre alla Casa del Cinema di Roma dalle 19.30. Le porte si apriranno con Sempre Libera. Sonya Yoncheva del regista Georghi Toshev, presente alla proiezione che si terrà nella Sala Kodak. Il film è un documentario dedicato alla vicenda, drammatica e piena di vicissitudini, della soprano Sonya Yoncheva, nativa di Plovdiv, città bulgara divenuta celebre come Capitale della Cultura 2018 insieme a Matera. Fra i volti di questo lavoro possono essere ricordati: Placido Domingo, Antonio Pappano, Valery Gergiev, Massimo Zanetti, Michael Fabiano, Thomas Hampson.
In soli 10 anni la cantante di fama mondiale è riuscita a superare i pregiudizi dei direttori d’orchestra e dei teatri e a cantare alcune delle opere più difficili: La Traviata, Tosca, Norma, Don Carlo, La Bohème, Medea sono solo alcuni esempi.
Yoncheva è l’unica artista nella storia del Metropolitan Opera a essere diventata in poco tempo la stella di tre produzioni in una sola stagione, ognuna delle quali trasmessa dal vivo in 2000 sale cinematografiche in tutto il mondo. Come fa una ragazza di Plovdiv a diventare un artista acclamato dalla critica e dal pubblico? Cosa la spinge a scommettere sempre di più nelle sue scelte professionali e nella vita? Come riesce a conciliare le sue tre vite di diva, madre e moglie? Queste sono le domande a cui Sempre libera, documentario che segue la nascita di una carriera spettacolare, vuole dare una risposta e racconta come Yoncheva sia riuscita a far avverare i propri sogni.
Alle 21.30 presso il Teatro all’aperto Ettore Scola, invece, potrai vedere Una foto con Yuki, opera prima di Lachezar Avramov, presente alla proiezione insieme all’attore Rushi Vidinliev, lo sceneggiatore Dimitar Stoyanovich e il produttore Borislav Chuchkov.
Il primo lungometraggio del regista bulgaro Lachezar Avramov, Una foto con Yuki, che ha già gareggiato nella competizione principale del Sofia International Film Festival, non è solo la prima coproduzione tra Bulgaria e Giappone, ma è anche un invito al pubblico a porsi al centro di un dilemma morale. Oltre ad avere al centro della propria narrativa la discussione su temi come colpa, responsabilità e perdono, il film riesce a parlare, in modo interessante, anche di problematiche come il razzismo e cosa ci rende veramente umani.
La sceneggiatura, scritta da Dimitar Stoyanovich e Avramov, è incentrata su Gheorghi (Rushen Vidinliev), un bulgaro che vive in Canada, e sua moglie giapponese Yuki (Kiki Sugino). Entrambi vivono a Sofia, dove Yuki cerca di rimanere incinta con la fecondazione in vitro. Quando il dottore raccomanda a Yuki di riposarsi, la coppia trascorre qualche giorno in campagna, ma la loro felicità bucolica in mezzo alla natura svanirà presto quando Yuki urterà con la macchina Assencho, un giovane zingaro del posto. Quando il ragazzino risale sulla bici e si affretta verso casa, Gheorghi e Yuki tirano un sospiro di sollievo, ma il giorno dopo, vengono a sapere che il ragazzo è deceduto, apparentemente picchiato a morte da suo padre. La notizia catapulterà i protagonisti in un incubo di tormento e colpa.