Poco più di 30 anni fa, un coniglio di nome Roger Rabbit, veniva incastrato, accusato di un omicidio mai commesso.
Era il 22 giugno 1988, e Chi ha incastrato Roger Rabbit avrebbe fatto da spartiacque fra il vecchio e il nuovo, fra il mondo dei cartoni e quello degli umani, fra la tecnica usuale, e quella mista.
Diretto da Robert Zemeckis, prodotto da Steven Spielberg e realizzato con la tecnica mista, ossia la presenza sullo schermo di attori in carne ed ossa e cartoni animati, ha richiesto un lavoro non indifferente, perchè ogni fotogramma che presenta un mix di animazione e live-action, è stato realizzato disegnando e colorando basandosi su fotografie e poi ristampato con una stampante ottica.
Al lungometraggio hanno lavorato trecentoventisei animatori e si stima che i disegni realizzati fossero più di un milione. Tutto questo lavoro ha lasciato, agli spettatori, una pellicola atipica che unisce personaggi della tradizione animata, con colori vivi e sgargianti, a un’atmosfera cupa e tremendamente realistica come quella degli anni 40. Il film infatti, è a tutti gli effetti un noir di altri tempi che non sacrifica comunque comicità ed ironia.
La pellicola non solo riesce a combinare con sbalorditiva efficacia, soprattutto per quei tempi, live-action e animazione, ma è anche in grado, infatti, di mescolare l’immaginario del film d’animazione con quello della realtà.
Quando si pensa alla tecnica mista, spesso la si associa a quest’opera, nonostante siano diversi i film antecedenti a Chi Ha incastrato Roger Rabbit che infatti, si differenzia dai suoi predecessori a scrittura mista come Mary Poppins e Pomi d’Ottone e Manici di Scopa, perchè non conserva la tradizionale struttura musical.
Il genere dopotutto è diverso, si parla di una detective story ambientata dietro le quinte di Hollywood, e lo spirito è quello di mostrare il marciume che nasconde un mondo apparentemente felice.
La Trama
Siamo negli negli anni Quaranta, nel 1947 per la precisione e lo scalcinato detective privato Eddie Valiant, sempre senza soldi e mezzo alcolizzato cerca di scagionare il suo cliente dall’accusa di aver ucciso un corteggiatore della moglie. Il cliente è un personaggio dei cartoni animati Roger Rabbit (che somiglia a Bugs Bunny) una star nel mondo del cinema le cui amnesie sul lavoro hanno fatto perdere la pazienza al proprietario degli studi R.K.Maroon e le indagini si svolgono a Cartoonia dove vivono cartoni buoni e cattivi.
Il detective, che odia i cartoni da quando il fratello e collega Teddy è stato ucciso da un misterioso cartone, che lo schiacciò con un pianoforte dopo una rapina, è incaricato di trovare le prove che la sua bellissima moglie Jessica lo tradisce col padrone di Cartoonia, Marvin Acme. Quando Marvin viene trovato morto, tutti i sospetti cadono su Roger Rabbit ed il cinico giudice Doom cerca di assicurare il coniglio alla giustizia. Roger Rabbit allora prega il detective, che verrà aiutato dalla fidanzata Dolores, di trovare il vero colpevole, ma la faccenda si complica quando Eddi scopre, scandalo dopo scandalo, che la stessa esistenza di Cartoonia è in pericolo.
Il giudice Morton infatti, uomo spietato e senza scrupoli, vorrebbe sciogliere nella salamoia tutti gli abitanti di Cartoonia per potersene impadronire.
La genesi e il film
L’ultimo lungometraggio a scrittura mista prodotto dagli studios Disney era stato il controverso Elliott il Drago Invisibile (1977), dopodiché questa fortunata formula cinematografica capace di ibridare animazione e live action era stata messa da parte.
Il letargo non sarebbe durato a lungo, però, dato che nel 1981 il racconto Who Censored Roger Rabbit? scritto da Gary K. Wolf fornì alla dirigenza dell’epoca lo spunto per tornare a ragionare in questi termini: la storia di Wolf mescolava infatti esseri umani e creature di fantasia (personaggi dei fumetti, non del cinema), ipotizzando la loro coesistenza nel nostro mondo, lo stesso concetto alla base della tecnica mista.
Il progetto vide la luce però soltanto dopo il cambio al vertice, quando nel 1985 Michael Eisner decise di approvarlo, ingaggiando come partner produttivo la Amblin di Steven Spielberg, e come regista quel Robert Zemeckis che nel frattempo si era fatto un nome con Ritorno al Futuro.
Grazie ai buoni rapporti di Spielberg col resto dell’industria cinematografica, vennero concesse le licenze per l’utilizzo di un gran numero di personaggi non disneyani, dando così la possibilità di costruire un universo complesso e variegato, che potesse essere credibilmente ambientato nella Hollywood degli anni quaranta, la golden age dell’animazione.
Anche se ispirato al romanzo di Gary Wolf, Who Censored Roger Rabbit?, il film presenta tuttavia una serie di differenze con il romanzo, molte delle quali piuttosto marginali, ma qualcuna degna di nota, tra cui la più consistente riguarda l’omicidio intorno al quale ruotano le vicende. Come si può intuire dal titolo del romanzo infatti l’indagine è proprio sulla morte di Roger Rabbit, e non di Marvin Acme. Certo non un dettaglio, ma dobbiamo dire che forse la scelta di Zemeckis & co. si è rivelata quella giusta.
Nel romanzo inoltre, i personaggi dei cartoons parlano con i classici palloncini contenenti parole che appaiono sopra le loro teste, anche se alcuni personaggi hanno imparato a sopprimerle ed a parlare vocalmente.
Nel libro, i toon hanno il potere di creare duplicati di se stessi che diventano polvere in pochi minuti. Anche se Roger ne crea uno che può durare tre giorni, e quando Roger viene colpito e ucciso da un assalitore sconosciuto, è proprio il suo doppio a lavorare con il detective per risolvere il proprio omicidio prima di diventare polvere.
L’ultima differenza è invece di….punteggitura, si perché, come possiamo notare, il titolo del film non contiene il punto interrogativo, sebbene sia chiaramente una domanda. Questo perchè il punto di domanda è considerato un porta sfortuna nel settore.
Chi ha incastrato Roger Rabbit ci ha ammaliato con la sua strepitosa fantasia, ma soprattutto ci ha dato l’opportunità di vedere qualcosa di veramente molto raro: personaggi Disney, Warner, Paramount Pictures, MG e Universal Studios tutti riuniti, non solo nello stesso film, ma addirittura in un’unica inquadratura. Infatti i personaggi animati presenti sono tantissimi: 27 della Disney, 9 della Warner Bros, 1 della Metro-Goldwyn-Mayer, 2 della Paramount Pictures, 2 della Universal Studios e 3 della Terrytoons.
Questo, a dire il vero, non è stata una cosa semplice da ottenere, in quanto ha richiesto molto lavoro da parte di Steven Spielberg, che contattò personalmente gli studi per convincere tutti ad accettare di concedere i propri personaggi per il film, ed alcune case produttrici furono anche parecchio esigenti. Tra queste la Warner Bros, la quale impose che Bugs Bunny fosse presente nello .
Una delle inquadrature più celebri a riguarda, è senza dubbio quella del paracadute, nella quale il coniglio mostra il dito medio, in segno di protesta nei confronti delle assurde richieste della casa produttrice.
I rimandi ad altre figure celebri del mondo dei cartoons, sono inoltre presenti nell’abbigliamento del simpatico coniglio, che è un personaggio piuttosto unico non solo per la sua personalità originale, ma anche per il suo comportamento completamente fuori dagli schemi. Roger ha il suo stile che è appunto una combinazione di molti altri stili di personaggi dei cartoni animati:
tuta alla Pippo, guanti alla Topolino e il farfallino di Porky Pig.
L’animatore di Roger, Richard Williams, per sua stessa ammissione, è stato ispirato dai grandi nomi dei personaggi dei cartoni animati degli anni ’40 per rappresentarlo, tra cui Tex Avery, Disney e Warner Bros. La faccia di Roger è come quella di un Looney Toones mentre i suoi capelli arancioni imitano Droopy Dog e le sue guance sono in stile Bugs Bunny.
I personaggi e il dietro le quinte
Il detective che insieme al coniglio è, di fatti, il protagonista del film, è interpretato in maniera impeccabile, da Bob Hoskins, il suo aspetto burbero nasconde un’indole molto divertente, e questo mix si è rivelato perfetto per il personaggio ed è difficile immaginare come sarebbe stato il film con un altro Eddie Valiant.
Eppure Bob Hoskins non è stata però la prima scelta a interpretare il ruolo del protagonista in carne e ossa. I creatori di Chi ha incastrato Roger Rabbit? stavano cercando di ingaggiare Harrison Ford, che però alla fine degli anni ’80 era decisamente troppo costoso per una produzione che già avrebbe investito tantissimo in effetti speciali. Oltre a Ford, la produzione tentò di contattare Bill Murray, che però non fu raggiungibile.
Robin Williams sarebbe stato invece papabile sia per il ruolo del protagonista che dell’antagonista, il giudice Morton (poi affidato a Christopher Lloyd, prima di divenire la star di Ritorno al futuro).
Lo stesso ruolo sarebbe dovuto andare a Tim Curry, ma la sua audizione fu così spaventosa da dissuadere Zemeckis e Spielberg nell’affidare a lui la parte, mentre John Cleese invece, non fu ritenuto abbastanza spaventoso.
Non sembra affatto un caso che l’attore qualche anno dopo interpretò Pennywise nella miniserie It.
Proprio il giudice Doom è uno dei personaggi più minacciosi della storia di Cartoonia, con i suoi folli occhi rossi e la sua voce terribilmente acuta. Christopher Lloyd ha fatto un ottimo lavoro nell’interpretare il giudice Doom, dal momento che è risultato inquietante ma non eccessivamente spaventoso da impedire ai bambini di guardare e godersi il film.
Il film ruota tuttavia attorno ad una coppia improbabile e sui generis: un coniglio animato goffo ed imbranato, e una sensuale e prorompente donna cartone che lavora al Club Inchiostro e Tempera.
Roger lavora come attore agli studi di animazione di R. K. Maroon, a fianco di Baby Herman, un cartone cinquantenne dalle fattezze di un neonato, ed è follemente innamorato della sua Jessica tutte curve. È molto tenero e generoso ma anche sensibile, tanto da sciogliersi in lacrime per tutto.
Una sola cosa trasforma il timido coniglio in un vulcano, l’alcool, e le scene più esilaranti infatti, sono proprio quelle in cui Roger sbarella in preda ai fumi dell’alcool.
Le sue orecchie sono un marchio di fabbrica, si attorcigliano, spazzano, fungono da fazzoletti per asciugare le numerose lacrime versate dal coniglio in preda alla disperazione, soprattutto dopo aver scoperto la storia di farfallina.
La sua Jassica, doppiata dall’attrice Kathleen Turner, è la perfetta metà della mela, prorompente e sfacciata, ma come dice lei stessa
“non sono cattiva, è che mi disegnano così”
Questa frase, divenuta ormai un cult, che è al #83 delle migliori battute del cinema.
Vestito sexy rosso fuoco, scollatura e décolleté da urlo, labbra come canotti: questi sono i tratti che hanno reso iconica Jessica Rabbit, in grado di far innamorare cartoni e personaggi in carne ed ossa. Ma da dove hanno preso queste caratteristiche? Non è facile dirlo con certezza.
Se infatti l’ispirazione originale deriva dal cortometraggio Red Hot Riding Hood di Tex Avery, pare che la fonte di influenza umana sia Vikki Dougan, bellissima modella degli anni ’30 le cui fattezze ricordano i tratti della Rabbit, che tra l’altro è stata anche l’amante di Frank Sinatra.
Ma Jessica, come dicevo, è famosa soprattutto per il suo prosperoso décolleté, e per renderlo tale il supervisore degli animatori, Russell Hall, ha invertito i movimenti naturali del seno femminile durante una camminata; esso infatti rimbalza verso l’alto quando il seno di una donna reale rimbalza verso il basso e viceversa.
A causa delle allusioni sessuali presenti nelle scene del film, ed al rifiuto di Zemeckis di tagliarne alcune, la pellicola è stata addirittura distribuita da Touchstone Pictures, una vera e propria costola della The Walt Disney Studio, nata nel 1984 per commercializzare produzioni pensate e realizzate per un pubblico non infantile.
è stata modificata in tutte quelle successive, per ovvi motivi.
Per quanto riguarda Zemeckis, fu lui a proporsi come regista dell’opera, ma siccome i suoi film precedenti avevano ottenuto uno scarso successo al box office non venne considerato. La scelta ricadde così su Terry Gilliam, già regista di Monty Python and the Holy Grail. L’eccentrico cineasta di Minneapolis però rifiutò successivamente l’incarico, ritenendo il progetto troppo complicato (ed in seguito se ne pentì amaramente). Nel frattempo Zemeckis sbancava il botteghino con Ritorno al Futuro e All’inseguimento della pietra verde, facendo tornare la Disney sui suoi passi, affidandogli la regia del film, per fortuna.
Ritorno al futuro inoltre, ha un punto in comune con questa pellicola: un tunnel.
Chi ha incastrato Roger Rabbit, fu girato tra il dicembre del 1986 e l’agosto del 1987, e quando per esigenze di sceneggiatura si rese necessaria la presenza di un tunnel che potesse fare da passaggio tra il mondo reale e quello di Cartoonia fu l’attore Christopher Lloyd a suggerire il Mount Hollywood Dr Tunnel, a Los Angeles.
Lloyd aveva recitato un paio di anni prima ne Le Avventure di Buckaroo Banzai nella quarta dimensione, film semi-sconosciuto da noi ma vero cult negli USA, tanto da essere più volte citato in Ready Player One come parte dell’immaginario anni ’80, dove una delle location era proprio quel tunnel, e la produzione lo trovò davvero perfetto.
Nel secondo film della trilogia di Ritorno al Futuro appunto, girato un paio di anni dopo Chi ha incastrato Roger Rabbit, Zemeckis scelse nuovamente quel tunnel per una delle scene più famose del film quando Marty sta tentando di rubare l’almanacco a Biff.
Gli effetti speciali
Gli effetti speciali del film, e anche molti elementi al suo interno, come la conturbante Jessica Rabbit, hanno fatto la storia del cinema e della cultura popolare; per decenni, i fan dei cartoni animati hanno visto i loro personaggi preferiti sfuggire alla morte innumerevoli volte. Quante volte il Coyote è caduto da una scogliera o si è fatto esplodere per tentare di acchiappare il suo Road Runner? I cartoni animati sono noti per essere in grado di sopravvivere a qualsiasi cosa e questo include anche un frigorifero caduto in testa 23 volte.
Tuttavia, in Chi ha incastrato Roger Rabbit? sembra che i cartoni non siano così invincibili come si pensa. Il minaccioso intruglio soprannominato Salamoia (Dip in originale) può distruggere qualsiasi personaggio a cartoni animati, e questo è un dato di fatto. Si tratta di una miscela di trementina, acetone e benzene che in realtà sono diluenti per vernici. Questo significa che la Salamoia può davvero uccidere i personaggi dei cartoni, cancellandoli dalla pagina su cui sono stati creati.
Per renderli tutti vivi e reali, così come li abbiamo ammirati e apprezzati, (ricordiamo di sicuro, ad esempio, la scena in cui Dumbo volteggia leggero fuori dall’ufficio di Maroon) ci sono volute quasi 800 persone perchè non c’è una sola immagine computerizzata in tutto il film.
Questo significa che ogni volta c’è un movimento fatto da uno dei personaggi dei cartoni animati, anche se si tratta di un piccolo gesto come un cambiamento di luce a causa di un urto di una lampada, c’è stato un disegnatore che lo ha disegnato a mano.
I creatori pensavano che le immagini generate al computer avrebbero danneggiato l’effetto Anni ’40 che volevano invece conservare per il look del film perciò ogni fotogramma doveva essere stampato come una fotografia, e proprio quando Eddie porta Roger Rabbit nel retrobottega del bar, dove lavora Dolores, per tagliare le manette, e la lampada del soffitto viene urtata e oscilla, appunto, fu necessario un sacco di lavoro extra per far corrispondere le ombre tra le riprese nella stanza e l’animazione.
Oggi, Bump the Lamp (urtare la lampada) è un termine entrato nel linguaggio comune dei dipendenti Disney.
Si riferisce a fare quel qualcosa in più, su un effetto, solo per renderlo un po’ più speciale. Tutto pur sapendo che la maggior parte del pubblico non se ne accorgerà mai.
Durante la produzione, una delle maggiori sfide affrontate dai creatori del film è stata tuttavia quella di far interagire realisticamente i personaggi dei cartoni animati con oggetti di scena reali e per farlo si è proceduto in due modi diversi.
Alcuni oggetti di scena (come il sigaro di Baby Herman o le lastre che si schiantano sulla testa di Roger ) sono stati spostati sul set tramite macchine motion control agganciate ad un operatore che muoveva li muoveva sulla scena esattamente nel modo desiderato; in post-produzione si procedeva poi semplicemente ad aggiungere il personaggio animato.
L’altro modo era usare tecniche da burattinai, il che è chiaramente visibile nella scena al Club Inchiostro e Tempera, quando gli occhiali del barista polpo erano infatti controllati dai burattinai dall’alto.
I vassoi portati dai camerieri pinguini invece, erano attaccati a bastoni controllati dal basso; fili e bastoni venivano poi eliminati sempre in post-produzione, e i personaggi aggiunti.
Certo, non deve essere stato semplice per gli attori in carne ed ossa, trovarsi a recitare con personaggi inesistenti, anche psicologicamente, per otto mesi hanno dovuto semplicemente immaginare che questi fossero lì.
Bob Hoskins in proposito dichiarò che che per un certo periodo era come se avesse avuto un certo numero di amici immaginari e queste immagini che ci mostrano come noi abbiamo visto le scene e come invece sono state realmente girate, possono davvero rendere l’idea.
La fortuna
Chi ha incastrato Roger Rabbit? ha segnato il record del film più costoso della storia del cinema fino a quel momento. Nel 1988, è costato 70 milioni di dollari, ovvero circa 150 milioni di dollari nel mondo di oggi.
Acclamato da critica e pubblico, ad oggi è, il 20° film più redditizio della storia del cinema. In più, il famoso sito Rotten Tomatoes, nel 1988, riportò che il 98% delle 46 recensioni professionali aveva dato un giudizio positivo sul film, con una media di voto di 8.3 su 10. Un successo planetario.
Nel 1989, ha portato a casa 4 premi Oscar per il miglior montaggio cinematografico, i migliori effetti speciali, montaggio sonoro e Insieme a questi premi, l’animatore di Roger Rabbit, Richard Williams, vinse lo Special Achievement Award per la direzione delle animazioni.
Non esisteva nulla di paragonabile, quindi dovettero inventarsene uno sul momento.
Pur non essendo un musical, il film lo ricordiamo anche per la colonna sonora, composta da Alan Silvestri cercando di restituire il feeling del cinema noir.
Il lungometraggio è infatti incentrato su un mondo in cui la musica ha un ruolo importantissimo e non stupisce quindi di trovare citati brani famosi come Witchcraft di Frank Sinatra e persino alcune sequenze musicali più corpose, che reinterpretano brani preesistenti.
Su tutte spicca a scena finale con Dai, ridi dai!!!, un’esplosione di colori e allegria, con tutti gli abitanti di Cartoonia riuniti insieme a far festa insieme agli umani.
È davvero una gioia per gli occhi e per lo spirito vedere riuniti Betty Boop, Bamby, Pippo, Topolino, e gli altri che hanno letteralmente accompagnato la nostra infanzia e ancora oggi allietano molti momenti, in questa scena, che se pur datata, resta una delle più belle del cinema.
A stupire oggi tuttavia, non è tanto la compresenza dei due generi (cartoni e umani)in grado di assimilare forme diverse e opposte, ma piuttosto l’unione fra la cattiveria e la corruzione umana e la spensieratezza dei cartoons.
Due mondi così diversi che ad un certo punto però trovano un punto di contatto.
Si perché personaggio del detective alcolizzato che odia i cartoni e ha tutti i vizi tipici degli umani sarà costretto non solo a lavorare per loro, ma a trasformarsi letteralmente in uno di loro per avere la meglio sui cattivi. La barriera tra i due mondi si disgrega grazie alla comicità di Roger e il tutto diviene chiaro proprio grazie ad una sua battuta:
“Vedi, una risata può essere una cosa molto potente…a volte nella vita è l’unica arma che ci rimane”
Sequel
Zemeckis ha confermato più volte che esiste una sceneggiatura per un film di follow-up, anche se la natura del racconto potrebbe impedirgli di essere una priorità per la Disney.
“Io non penso che lo sia. Non so dove si potrebbe inserire nel loro universo. Non c’è una principessa, quindi non so dove si potrebbe collocare“, il regista ha condiviso con Yahoo! quando gli è stato chiesto se lo studio era interessato al progetto. “C’è una splendida sceneggiatura che si trova alla Disney, che è davvero buona, ma non penso che sia sul loro radar“.
Il regista aveva anche suggerito i dettagli della sceneggiatura del sequel a The Telegraph, descrivendola come uno spostamento di Roger e Jessica Rabbit
“nei successivi anni di film d’epoca, passando dai film noir al mondo degli anni ’50“.
Tuttavia con la scomparsa di Hoskins nel 2014, il regista ha ammesso
“sarebbe molto difficile da fare ma faremmo un Bob Hoskins digitale” e sarebbe anche “più un follow-up che un sequel“.
Tuttavia Robert Zemeckis ha anche affermato che, non solo la Disney sembra non essere interessata, ma sarebbe stato un compito difficile offrire ai fan un sequel appagante.
“La maggior parte dei sequel, viene richiesta direttamente da loro“, ha confessato il regista. “Quando il pubblico chiede un sequel, quello che sta facendo è esprimere il suo entusiasmo per il film che ha appena visto. Ciò significa che avrà un rapporto di odio-amore con quello che verrà dopo perché vuole che sia lo stesso film, ma diverso. Se è troppo simile, non gli piacerà. E se è troppo diverso, ancora peggio. Non c’è niente di più difficile.“
In realtà non se ne è fatto mai nulla, e probabilmente niente verrà fatto.
Looney Tunes: Back in Action del 2004, girato da Joe Dante, ad oggi è forse la cosa più simile al film di Zemeckis che si sia vista sul grande schermo: ne ripropone la tecnica ma anche alcuni assunti di base (i cartoon sono attori professionisti con un’esistenza privata slegata dal loro lavoro), pur facendone un prodotto essenzialmente legato all’infanzia.
Tuttavia l’insuccesso di quella operazione ha probabilmente chiuso le porte a un ritorno di Roger e Jessica. Non dobbiamo perciò preoccuparci troppo che qualcuno possa rovinare la memoria di questo gioiello di fine anni 80, è solo che in fondo i
“Cartoni… Ci cascano sempre!”