È appena iniziato e durerà fino al 29 settembre il 21° Festival del Cinema Ebraico. 15 i film che verranno proiettati, incentrati su personaggi noti e sconosciuti che rivangano un passato drammatico e un presente che riesce a prendere i toni della commedia
Il 27 gennaio, oltre a essere il compleanno di Mozart e di mio nonno, se solo fossero vivi, è il famoso “Giorno della Memoria”, il giorno nel quale ci si mette la coscienza a posto con gli orrori commessi non solo dai nazisti, visto che degli oltre diecimila ebrei italiani deportati nei campi di sterminio, più di tre quarti non sono più tornati. Il “giorno di …” è la più grande truffa, orchestrata da una società che non vuol ricordare e non vuole assumersi alcuna responsabilità, per assolversi da ogni colpa nei riguardi dello sterminio di ebrei, zingari e oppositori politici, dell’ambiente, degli omicidi della mafia, e giù giù fino alla festa della mamma o del babbo o degli innamorati. Il fatto di ricordare una cosa quel giorno è sufficiente e possiamo scordarcene per gli altri 364 giorni dell’anno. Si è arrivati a decisioni francamente ridicole, come celebrare a stretto giro di giorni dal 27 gennaio (il 10 febbraio) le vittime delle foibe, come se fosse la stessa cosa, come una specie di ripicca perché si vuol ricordare a ogni costo anche le malefatte dei comunisti, perché nazisti e fascisti, sennò, si sentono discriminati. Se non fosse così, lo stesso stato di Israele non potrebbe accanirsi contro i palestinesi come sta facendo; con mezzi, certo, non paragonabili a quelli dei nazisti ma, sicuramente, incomprensibili da parte di un popolo che ha patito una discriminazione di tale portata.
Una manifestazione come quella di Barcellona, ormai arrivata alla 21° edizione, è un’altra cosa
Sarà proiettato Benjamin’s crossing, di Pat O’Connor, sugli ultimi giorni di Walter Benjamin, il filosofo morto suicida perché, pur se sfuggito alle persecuzioni, nessuno stato lo voleva far entrare. Di Ruth Beckermann, documentarista, regista e scrittrice austriaca, verranno proiettati The dreamed ones, un film nel quale due giovani attori leggono le lettere che si scambiarono i poeti Ingebor Bachman e Paul Celan.
The Waldheim waltz, un docufilm, con immagini di repertorio e materiale filmato sulle bugie di Kurt Waldheim, ufficiale della Wehrmacht, prima presidente dell’ONU e poi dell’Austria. E ancora Paper bridge, che segue la storia della famiglia della regista e degli altri ebrei dell’Europa centrale negli anni delle persecuzioni. Di Tomer Heymann Jonathan Agassi saved my life, documentario su una stella del porno gay, vero nome Yonatan Langer, che vive fra Berlino e Israele. Rhoda Heneida Abecassis presenterà Le muse di Bashevis Singer, un documentario sulle traduttrici del premio Nobel che furono anche fonte di ispirazione per i suoi scritti. Martin Sulik presenterà The interpreter, storia di un uomo che cerca l’assassino di suo padre, ne incontra il figlio e i due viaggiano insieme alla ricerca di testimoni della guerra e dell’orrore; un film con toni anche di commedia. La petite prairie aux bouleaux, del 2003, regia di Marceline Loridan-Ivens, interpretata da Anouk Aimée, narra il ritorno a Birkenau di una sopravvissuta che incontrerà un giovane fotografo tedesco, nipote di un ufficiale delle SS. Si tratta di un’esperienza vissuta dalla regista stessa. M, che nulla ha a che fare con l’omonimo film di Fritz Lang, di Yolande Zauberman, incentrato sulle vicende di un saggio studioso del Talmud nella comunità ultraortodossa dei Haredim. Del regista danese Billi August, Pietro il fortunato, candidato agli Oscar come miglior film straniero, che narra le vicende di un giovane ingegnere educato in maniera strettamente cristiana che sposa una ricca ragazza ebrea. Ci saranno, poi, il documentario austriaco La guerra dell’est, dove ex nazisti raccontano la loro guerra di sterminio sul fronte orientale e la storia di una ragazza ebrea etiope che, mentre infuria la guerra civile, cerca di emigrare in Israele con la famiglia. Per finire, il bizzarro Tutti pazzi a Tel Aviv, di Sameh Zoabi; storia della stravagante relazione fra un inserviente che lavora a una nota serie televisiva palestinese e il comandante israeliano del check point attraverso il quale deve passare ogni giorno per andare in studio, la cui moglie è una fan sfegatata della serie.
Che si trovasse a passare da Barcellona, andare al Festival è una delle tantissime cose che si possono fare nella città catalana.