Dopo aver viaggiato nello spazio con Skylin3s, ora 2067 ci porta avanti nel tempo per potere salvare la Terra. Al Trieste Science+Fiction Festival 2020 ho potuto vedere il primo film di Seth Larney, giovane regista australiano: la sua storia mostra il nostro pianeta senza più vegetazione e ossigeno; l’unica speranza per salvare l’umanità è affidata a Ethan Whyte (Kodi Smit-McPhee), un ragazzo che ha ricevuto un messaggio dal futuro. Il festival della fantascienza quest’anno è disponibile interamente in streaming su Mymovies, versione atipica a causa delle restrizioni per cercare di arginare la pandemia di COVID-19. Dopo una breve presentazione, ogni pellicola è trasmessa in lingua originale con i sottotitoli.
2067, monito e speranza
Seth Larney è cresciuto in una regione australiana, nuotando libero nei fiumi e arrampicandosi sugli alberi; viveva nella capanna di legno che suo padre aveva costruito con le sue mani, senza conoscere neanche l’elettricità. Quando si trasferì a Sidney per realizzare il suo sogno di lavorare nel mondo del cinema, Seth si stupì e capì quanto l’inquinamento globale avesse colpito il suo paese. L’importanza di questo argomento lo ha spinto a creare 2067 per il grande schermo. Prima dell’inizio del film, lo stesso regista ha salutato gli spettatori del festival ringraziandoli e presentando la sua opera prima:
“2067 è un film sulla speranza. Viviamo in un’epoca in cui stiamo raggiungendo un punto di non ritorno per l’ambiente e credo ci serva speranza, oggi più che mai. Spero davvero che apprezziate il film, ma più di tutto, spero che sia d’ispirazione per voi a credere che, se lavoriamo insieme in questo mondo per proteggerci a vicenda e per proteggere il nostro pianeta, non è mai troppo tardi per fare la differenza. Ognuno di noi può fare la differenza. Sono molto onorato di presentare 2067. Grazie per l’attenzione”.
Nel 2067 la situazione sulla Terra è gravissima: il cambiamento climatico è avanzato al punto che la vita vegetale si è estinta e la quantità di ossigeno si è drammaticamente ridotta. L’umanità è decimata e minacciata da un letale “mal d’ossigeno”, provocato dall’ossigeno artificiale, unica fonte di aria respirabile. Senza cure in vista, la Chronicorp, leader mondiale nella fornitura di ossigeno sintetico, ha costruito una macchina del tempo quantistica per sondare il futuro alla ricerca di un contatto con i nostri discendenti. Da 400 anni nel futuro giunge la risposta attraverso un breve messaggio: “Mandate Ethan Whyte”.
Dopo aver interpretato Nightcrawler in X-Men – Apocalissee in X-Men – Dark Phoenix, Kodi Smit-McPhee ritorna in patria per girare 2067 da protagonista. La sua interpretazione come Ethan Whyte risulta la migliore del film. Ryan Kwanten (Hurricane – Allerta uragano) interpreta Jude Mathers, collega di Ethan, in un ruolo non troppo imprevedibile. Nel cast troviamo anche Damian Walshe-Howling, Leeanna Walsman, Sana’a Shaik, Matt Testro, Finn Little, Aaron Glenane e Deborah Mailman.
Visivamente il film è perfetto con la rappresentazione di un prossimo futuro disastrato e di uno più lontano che può ritornare verde. La sceneggiatura non si sofferma molto sui viaggi nel tempo, ma cerca di dare un monito e un messaggio di speranza allo stesso tempo, come preannunciato dal regista. 2067 non è solo una storia di fantascienza, ma potrebbe rappresentare il nostro possibile futuro se non facciamo niente per la nostra casa, la Terra. A Settembre, per esempio, il Climate Clock è apparso su un grattacielo a Manhattan per segnare quanto tempo resta all’umanità per agire prima che la crisi climatica globale diventi irreversibile.
L’installazione si basa sui dati scientifici più recenti forniti dall’ONU e mostra che il punto di non ritorno per il climate change sarà raggiunto tra circa 7 anni; il secondo numero, invece, presenta l’ultima possibilità, la percentuale di energia pulita utilizzata attualmente nel mondo, numero che deve raggiungere il 100% prima che il countdown termini. 2067 sottolinea proprio come ognuno di noi può fare la differenza per salvare il pianeta, partendo dal protagonista che sacrifica tutto per “credere nelle persone”.